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Violenza psicologica domestica: capire in tempo i segnali

Ci sono segnali inconfondibili, che al primo sguardo gridano che c’è qualcosa che non va. I segnali della violenza, quella fisica, ci parlano anche quando si tenta di nasconderli, anche quando le scuse più banali coprono gesti inequivocabili; anche quando ci giriamo dall’altra parte e fingiamo indifferenza, non possiamo non ammettere che esistono e che sono lì, inconfondibili.

Ci sono, poi, quelle situazioni delle quali si parla solo “dopo”, quando la misura è colma e accade l’inevitabile. Sono quelle di cui si dice “non lo avrei mai detto, sembrava che fosse tutto a posto”.

Parliamo sempre di relazioni. Relazioni tra donne e uomini segnate da una nota stonata, che crea dolore. Non sempre il dolore è visibile all’esterno, e talvolta è subdolo, nascosto.

La violenza domestica ha tante facce, e quando facciamo riferimento ad una relazione violenta tra un uomo e una donna non parliamo solo di calci, pugni e abusi fisici.

Sembrerebbe, anzi, che il tipo più diffuso di violenza domestica abbia forme subdole e nascoste. Prevaricazioni psicologiche e di tipo economico caratterizzano infatti la violenza domestica, subìta, per il 43,2% di donne vittime, dall’attuale partner. Un fenomeno trasversale che sempre più coinvolge le giovanissime, e che accomuna le diverse classi sociali.

Si tratta di una violenza che troppo spesso passa inosservata, anche per chi né è vittima; che nasce con atteggiamenti che vengono sottovalutati, ma che si insinuano pian piano nel rapporto di coppia fino a deteriorarlo, a trasformarlo. Da relazione d’amore diventa rapporto di dipendenza tra vittima e carnefice. Un rapporto sempre più stretto e indissolubile.

Interrogarsi sui segnali che indicano, all’interno della relazione, un cambiamento in tal senso appare fondamentale. Ancor più importante è poi interrogarsi sul ruolo dei protagonisti, sulle dinamiche che si intrecciano tra l’uomo e la donna, sui ruoli che ciascuno assume e dai quali è difficile distaccarsi.

In merito ai segnali di una relazione violenta, Lenore Walker (1979) fa riferimento ad una spirale di violenza, una ciclicità che caratterizza i rapporti di coppia caratterizzati da violenza domestica.

In tal senso, il ciclo della violenza viene descritto come “il progressivo e rovinoso vortice in cui la donna viene inghiottita dalla violenza continuativa, sistematica, e quindi ciclica, da parte del partner”. Il ripetersi ciclico della violenza rende difficoltoso venir fuori da questo vortice, generando anche un disorientamento nella vittima, che ha difficoltà a valutare lucidamente la situazione. Nello specifico, L. Walker descrive tre fasi del ciclo della violenza: il salire della tensione; l’espressione della violenza; la luna di miele.

Nel caso della violenza psicologica queste fasi risultano meno delineate ed è più complesso rintracciare le prevaricazioni a danno della vittima, che si insinuano nei gesti, nelle frasi, negli atteggiamenti che troppo spesso sono confusi e sovrapposti con la gelosia e l’attenzione verso la donna.

Sviluppare una consapevolezza sul proprio ruolo all’interno della relazione di coppia è il primo passo per comprendere in che modo la violenza psicologica si è insinuata nel rapporto. Anche nelle situazioni in cui meno evidenti sono i segni fisici, ma forti sono le umiliazioni e le ferite psicologiche appare fondamentale avere il coraggio di chiedere aiuto, ed intraprendere un percorso individuale o di coppia che possa fare chiarezza e aprire uno spazio di riflessione su se stessi.

 

Articolo a cura di

Alessia Cuccurullo

 

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