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Cyberbullismo: moderne forme di prevaricazione

Il Cyberbullismo è l’evoluzione moderna del bullismo, detto anche bullismo elettronico.

Si tratta di prevaricazione, molestia, diffamazione ed azioni aggressive effettuate tramite mezzi informatici, come e-mail, video, messaggistica istantanea, blog e/o siti web. L’utilizzo dei diversi metodi per perpetrare violenza è frutto della fantasia del cyberbullo e della sua capacità di utilizzo delle nuove  tecnologie.

Non è del tutto appropriato definirlo come un “prolungamento elettronico� del bullismo tradizionale, a causa delle sue peculiarità; potremmo più giustamente descriverlo come una evoluzione del vecchio fenomeno, che si manifesta attraverso l’aggressione informatica (Civita, 2011).

La letteratura sul tema non ha ancora delineato una definizione operativa del bullismo elettronico che sia universalmente condivisa tra i ricercatori. Solitamente si fa riferimento all’uso delle tecnologie digitali come strumento di molestia intenzionale. (Willard 2003).

Le azioni di cyberbullismo hanno visto un rapido incremento, quanto e forse più del classico bullismo, se si considera che, secondo l’ultima rilevazione ISTAT del dicembre 2015, il 5,9% dei ragazzi che usano il cellulare e/o Internet denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network.

Le cyberviolenze sono attuate, solitamente, tra coetanei; quando invece coinvolgono adulti, possiamo parlare di cyberstalking (Saccà, Martelli, Guarnieri, Coppola, 2010). Dunque, le competenze tecnologiche dei nativi digitali (M. Prensky, 2001) ne potenziano le capacità di comprensione ed utilizzo degli strumenti relazionali, che da dispositivi nati per mettere in relazione e connettere, possono anche trasformarsi in dispositivi di isolamento, di condivisione degli atti violenti e di presa in giro.

Il pericolo maggiore delle prevaricazioni mediate dalle moderne tecnologie sembra essere legato all’anonimato (Schneider, 2012), che esse consentono ai nuovi bulli: è così possibile molestare e perseguitare senza poter mai essere scoperti, barricandosi dietro la cosiddetta mask of electronic anonymity. Sul web è possibile, infatti, sostituire l’Identità  Reale con quella Virtuale. All’anonimato si aggiungono, poi, l’immediatezza della comunicazione e il potere mediatico che le nuove tecnologie forniscono. Un messaggio che prende di mira un ragazzo o una ragazza può essere diffuso con facilità e senza alcun costo ad un numero di persone potenzialmente infinito. Il messaggio rimane sul web per un tempo illimitato e l’atto di bullismo, quindi, non si indebolisce col passare del tempo, ma al contrario si rafforza, e può essere continuamente condiviso e diffuso.

Spesso noi adulti, immigrati digitali (M. Prensky, 2001), tendiamo a sottovalutare il potere e le potenzialità delle nuove tecnologie, dando vita a pregiudizi che, più che avvicinarci ai giovani, tendono a creare un divario comunicativo importante.

L’utilizzo delle nuove tecnologie può essere, infatti, anche connesso ad  azioni positive, di contrasto alle attuali forme di prevaricazione e violenza. Un recente confronto (inserire link: http://animaonline.org/blog/bullismo-e-cyberbullismo-psicologia-giustizia/) realizzato qualche giorno fa presso il Centro Europeo di Studi di Nisida ha messo in luce proprio questi aspetti, sottolineando l’importanza di considerare entrambe le facce della medaglia, e iniziare ad utilizzare le nuove tecnologie come un utile strumento di sostegno nel contrasto alle prevaricazioni tra pari.

Se l’utilizzo delle tecnologie digitali porta con sé il rischio delle nuove forme di prevaricazione, soprattutto tra i più giovani, non vanno sottovalutate le potenzialità di questi strumenti in termini di prevenzione e contrasto alle nuove forme di violenza.

In tal senso appare essenziale che noi adulti iniziamo a darci la possibilità di avvicinarci al mondo dei più giovani attraverso gli strumenti digitali.

Imparare a non puntare solamente il dito contro, cercare di colmare la distanza, cercando di comprendere e studiare non solo i rischi, ma anche le potenzialità che le moderne forme di comunicazione riservano: è questo uno dei più forti strumenti di cambiamento che abbiamo tra le mani!

 

Alessia Cuccurullo

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