Lo stalking in Italia interessa 3 milioni 466 mila donne, ed in un 1 milione 524 casi lo stalker è l’ex partner. Particolarmente interessanti sono due forme di tutela introdotte recentemente dalla legge italiana, ossia protezione ed anonimato per chi denuncia e collabora, e irrevocabilità della querela nel caso di gravi minacce. Entrambe queste misure hanno lo scopo di favorire la denuncia degli atti di stalking e garantire l’effettiva perseguibilità penale dello stalker, intervenendo dunque, “sulla vittima” per poi, di conseguenza, agire sul “carnefice”.
Come mai è così difficile denunciare lo stalker? Nello specifico dello stalking, spesso si tratta di denunciare un ex partner, una persona con cui si è costruito un legame affettivo significativo. Se è evidente l’impossibilità dello stalker ad accettare la fine del rapporto, nel caso della vittima, è meno scontato comprendere le difficoltà affettive che possono opporre resistenza alla decisione di denunciare il persecutore (per un approfondimento sulla dinamica relazionale stalker-vittima).
Non è facile per la vittima riconosce la distruttività del legame e, quando questo avviene, la denuncia non è certo il passo più scontato da fare. Costretta a vivere in un perenne stato di paura e ansia correlata, la vittima è preda di sensi di colpa che originano dalla convinzione –distorta- di aver in qualche modo “istigato” il suo persecutore (Mascia e Oddi, 2006). A complicare la posizione della vittima sono le possibili implicazioni psicopatologiche – in cui fanno da padrone ansia, depressione ed ipervigilanza, alla stregua di una sindrome traumatica (Oliverio Ferraris, 1999), nonché le conseguenti limitazioni sociali e condizioni di isolamento che la vittima, nel tentativo di sottrarsi alle aggressioni dello stalker, impone alla sua quotidianità.
Il supporto psicologico per le vittime di stalking è, dunque, una premessa imprescindibile alla denuncia e alle altre strategie di difesa sociale. L’intervento psicologico costituisce un contesto protettivo che allevia il terrore conseguente all’attività persecutoria costante cui sono sottoposte le vittime. In molti casi può essere prezioso il coinvolgimento dei familiari e l’attivazione di contesti di gruppo da affiancare ad interventi individuali, a sostegno delle risorse dell’individuo nel faticoso lavoro di elaborazione del legame con lo stalker.
Dr.ssa Anna Cannata, Psicologa
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