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Sia la luce, prima mostra d’arte italo-brasiliana a Castel dell’Ovo

Mostra Sia la luce a Castel dell'Ovo Napoli

Dal 18 al 28 ottobre 2014 si terrà Sia la luce, la prima mostra d’arte internazionale di pittura e scultura italo-brasiliana con le opere degli artisti Carlos Araujo, brasiliano e Silvana Galeone, italiana. Un evento dal quale traggono ulteriore prestigio sia la città di Napoli che la Regione Campania.

La mostra, che avrà come filo conduttore la bellezza del Sacro e il mistero del profano, si avvale del Patrocinio Morale dell’Arcidiocesi, della Regione Campania e del Comune di Napoli, della Camera di Commercio di Napoli ed è realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

L’inaugurazione nel capoluogo partenopeo, che avverrà alle ore 18 di sabato 18 ottobre, rappresenta solo la prima tappa di un percorso che porterà le opere dei due artisti nelle piu’ prestigiose e suggestive locations espositive in Italia.

Alla conferenza stampa, presieduta e coordinata da Ermanno Corsi, svoltasi nel salone dell’Istituto di Cultura Meridionale hanno partecipato i rappresentanti della stampa quotidiana e della comunicazione radiotelevisiva. Significato e valore dell’iniziativa sono stati illustrati dal Presidente Gennaro Famiglietti, Padre Giovanni Mancino, Nicola Barbatelli, gli Assessori alla Cultura del Comune e della Regione Nino Daniele e Caterina Miraglia, Don Adolfo Russo, Vicario Episcopale per la Cultura anche in rappresentanza del Cardinale Crescenzio Sepe. Molto apprezzati i messaggi formulati dai due artisti Carlos Araujo, brasiliano, e Silvana Galeone, italiana.
La mostra, che congiunge il mondo brasiliano a quello europeo sulla linea della bellezza del sacro e il mistero del profano, verrà inaugurata il 18 ottobre, alle ore 18, a Castel dell’Ovo.

In anteprima assoluta

PARTENOPE

omaggio alla più bella leggenda del golfo

di Vincenzo Di Vaio

«Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (…) quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale …è l’amore».

Matilde Serao

E’ così, sullo scadere dei versi della Serao, che si è inteso legare la prima rassegna internazionale d’arte contemporanea Sia la luce al mito della Partenope, la bella e leggendaria sirena approdata sullo scoglio di Megaride tra i racconti mitologici della antica colonia greca dei cumani, che com’è noto dovette stanziarsi tra il Monte Echia e l’isolotto di Megaride intorno al VIII sec. a. C.; una occasione intrigante per riscoprire una tematica che almeno per Napoli ed i suoi cittadini non pare abbia mai trovato la fine; perché da sempre il fascino della sbarazzina dea, la cui sorte è ancora oggi argomento di vivace dibattito, s’incarna nel costume e nel tessuto anche architettonico della città: il profilo sontuoso e sveltante della costa, coi suoi armonici e regolari limiti sul mare, si prestano, da sempre, al calzante tentativo di riconoscere nella cartolina di Napoli una inedita illustrazione della bellezza assoluta.

Ma nel contesto della nostra mostra a Castel dell’Ovo, dove tutto ebbe inizio e dove ognuno può sentirsi sovrano del tempo e nel tempo, ci è parso convincente celebrare, in armonia coi testi pittorici di Carlos Araujio e Silvana Galeone, un piccolo tributo alla generosa sirena Partenope, ciò attraverso la esposizione di due sculture di notevole qualità.

La prima di queste appartiene alle arti del giovane sculture napoletano Vincenzo De Vito, un vero e proprio capolavoro che si propone quale sintesi della contemporaneità ma soprattutto rappresenta una espressione inedita rispetto alla classica iconografia della dea che, appunto in questo caso è ripresa scarna e priva di colore a descrizione di un contesto contemporaneo ormai colpito dagli effetti di una debolezza culturale decisamente dilagante. La seconda opera è invece realizzata da Silvana Galeone e si distingue per lo stabile confronto col mito classico nella variante specifica di un suggestivo figlio della sirena a cui l’artista ha voluto assegnare il nome di Neapolis.

Vale la pena segnalare che la Partenope realizzata da Vincenzo Di Vaio sarà esposta nei padiglioni italiani della grande Expo Universale di Milano e dunque a Napoli sarà presentata in anteprima assoluta.