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5 domande a Roberta Gaeta, assessora al Welfare | Napoli Giunta fin qui

Ci racconti come e perché ha accettato il ruolo di Assessore

Poco più di due anni fa, quando il Sindaco mi chiese di diventare assessore, il mio primo istinto fu di dire no, perché facevo fatica ad immaginarmi in una prospettiva politica che non avevo mai considerato. Ripensai però anche al significato del concetto di politica, legato al termine “polis”- la comunità dei cittadini; secondo Aristotele, fare politica significava amministrare la “polis”, intesa come uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.

Quest’ottica mi sembrava più congeniale; immaginavo il lavoro da svolgere soprattutto come capacità di ascoltare, creare connessioni, offrire trasparenza, costruire soluzioni possibili, senza sottovalutare la grave situazione in cui erano le politiche sociali di Napoli.
Il mondo dal quale provengo è quello cooperativo, in cui la modalità di lavoro si basa sull’ascolto, la partecipazione, il confronto, l’integrazione di risorse differenti e per questo fondamentali, in cui la ricchezza è data dalla possibilità di esprimere anche il proprio dissenso, in cui pareri e punti di vista diversi rappresentano una ricchezza.

Ho scelto di accettare il ruolo di assessore, quindi, perché volevo portare il mio contributo, mettendomi in gioco in prima persona, perché ho sempre pensato che ciascuno di noi ha la responsabilità di contribuire, ognuno per la sua parte, a quel cambiamento profondo di cui la nostra Città ha bisogno, una Città che spesso offriva solo ed unicamente immagini di violenza, degrado, criminalità, in cui io stessa non riuscivo più a riconoscermi e che ha in sé grandi risorse da valorizzare.

Napoli è una città cambiata, ci racconti come ha contribuito al suo cambiamento

Il cambiamento nasce da una strategia, da una visione, e per realizzarla è stato necessario ripartire dalla riorganizzazione interna dei servizi, dalla messa a punto di procedure trasparenti e di protocolli di lavorazione verificabili. Percorsi chiari ed accessibili a tutti, senza clientelismo, favoritismi e privilegi.

Per la prima volta nella storia della nostra Città è stato quantificato con esattezza e comunicato pubblicamente, il debito complessivo, relativamente alla spesa sociale, nei confronti degli enti del Terzo Settore (30 milioni circa).

Allo scopo di creare basi solide si è proceduto con lo smaltimento degli arretrati, che ha permesso l’accredito regolare delle somme spettanti da parte degli altri enti pubblici. Questo ha comportato una maggiore regolarità dei pagamenti nei confronti degli enti con cui il Comune ha lavorato e lavora. La razionalizzazione di alcune progettazioni, inoltre, ha permesso l’implementazione di buone esperienze, e la realizzazione di nuovi interventi a favore delle fasce fragili. Gli interventi oggi hanno il carattere della stabilità e non della sperimentazione una tantum.

È stato determinante avere un quadro chiaro e completo del fabbisogno economico-finanziario e delle risorse da allocare sulle diverse azioni ed incidere in modo drastico sulla formazione dei debiti fuori bilancio, elemento significativo delle precedenti amministrazioni; debiti che hanno provocato danni indiretti ai destinatari dei servizi e danni diretti ai lavoratori ed alle casse comunali, quindi ai cittadini tutti.

Attraverso un’importante operazione di allineamento e coerenza programmatica è stato possibile ottenere un quadro chiaro e completo del fabbisogno economico-finanziario e delle risorse da allocare sulle diverse azioni, evitando inutili sovrapposizioni o peggio ancora pericolose sottostime delle reali necessità che comportano di contro la successiva necessità di ricorrere al riconoscimento di debiti fuori bilancio per la copertura di prestazioni rese.

In una situazione che si concentrava principalmente sul tamponare le emergenze ed annullare i ritardi maturati sui pagamenti, si è ritenuto di non sottovalutare anche l’ottica prospettica dando importanza anche agli stanziamenti in bilancio. Tali risultati si stanno realizzando nel tempo, e stanno determinando la costruzione di un sistema di welfare equilibrato, che passa necessariamente anche da scelte politiche e non solo dal qui ed ora.

Altri elementi fondamentali sono stati la revisione e riqualificazione delle politiche sociali in un’ottica di sistema attraverso procedure di Autorizzazione al funzionamento (ai sensi del reg. regionale n. 4/2014), accreditamento e convenzionamento con gli enti del privato sociale, per superare le criticità delle gare d’appalto e regolamentare un settore, quello dei minori in particolare, fortemente compromesso dalla mancanza di trasparenza.

Trasparenza, continuità e stabilità hanno riportato al centro il concetto di qualità, attraverso controlli e monitoraggi. Sono stati costituiti, infatti, il gruppo per la qualità dell’accoglienza dei minori nelle strutture residenziali (Disposizione 25 del 22/1/15)ed il gruppo per la qualità degli interventi e dei servizi socio-educativi per minori (Disposizione 27 del 23/1/15).

È stato realizzato un percorso di ricerca azione che ha visto la partecipazione di assistenti sociali dei Centri Servizi Sociali Territoriali, della Direzione Welfare, del Servizio Programmazione Sociale, con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca e la Cooperativa sociale L’Orsa Maggiore, percorso che ha prodotto due documenti importanti per il lavoro nei territori: Spunti metodologici per l’esercizio della funzione di tutela nei servizi sociali del Comune di Napoli e Disposizioni per l’accoglienza dei bambini collocati fuori dalla famiglia.

Sono state riprese e rafforzate le collaborazioni interistituzionali sottoscrivendo protocolli operativi con ASL, Prefettura, Procura, Tribunali, Università:

accertamento dell’età anagrafica dei minori migranti non accompagnati nell’ambito dei procedimenti civili e penali; Punti di Incontro per la Mediazione familiare presso il Tribunale; Percorso con l’ASL Na1 Centro per la definizione di un modello operativo univoco finalizzato alla gestione dei casi complessi a rilevanza sociosanitaria di minori (0-18 con estensione alla fascia 18-21) e delle loro famiglie con bisogni complessi; sono state predisposte: le Disposizioni per l’accoglienza dei minori collocati fuori dalla famiglia: affidamento familiare e servizi di accoglienza residenziale; le Linee di indirizzo per la riorganizzazione e riqualificazione degli interventi socio-educativi  e dei  criteri e modalità del processo di convenzionamento: Centri Diurni Polifunzionali e Laboratori di Educativa Territoriale. Attualmente i primi sono 36ed i secondi 26, dislocati in tutta la Città; le Linee di Indirizzo per la realizzazione di un sistema integrato di sostegno alla genitorialità e supporto alle famiglie. Convenzionamento con enti prestatori di servizi territoriali della tipologia dei Centri per le famiglie e del Servizio di Mediazione familiare ai sensi del Regolamento regionale 4/2014: Poli territoriali per le famiglie, uno per Municipalità; le Linee di indirizzo per la realizzazione di azioni sperimentali per il coinvolgimento e la partecipazione degli adolescenti: Poli adolescenti; le Linee di Indirizzo sulle modalità di funzionamento del Centro Polifunzionale S. Francesco d’Assisi  di Marechiaro, al  fine di riqualificare  e rivalutare il Centro come spazio  destinato all’infanzia e all’adolescenza cittadina: Programmazione definita annualmente nell’ambito del Piano Sociale di Zona; Programmazione di attività da realizzarsi in collaborazione con enti del terzo settore, associazioni e scuole; le Linee di Indirizzo sulle Modalità di funzionamento del Centro di Aggregazione Palazzetto Urban e per la programmazione di attività da realizzarsi in collaborazione con enti del terzo settore; rafforzamento delle attività della Ludoteca Cittadina e adesione all’Associazione Nazionale Città in Gioco; interventi di contrasto alla dispersione scolastica in collaborazione con l’Assessorato alla Scuola e all’Istruzione.

Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate nello svolgere il ruolo di assessore?

Quando ho cominciato la mia esperienza gli operatori ed i destinatari dei servizi erano in forte agitazione, non c’era giorno – per un periodo anche di notte – in cui non ci fossero manifestazioni, occupazioni e proteste.

La sfiducia da parte dei cittadini, degli operatori del settore e degli stessi dipendenti pubblici era molto forte; i servizi pochi e discontinui, uno scarso monitoraggio delle attività, una gravissima situazione circa i ritardi dei pagamenti (fino a 48 mesi), che riguardava tutto il comparto del Sociale. La mancata lavorazione di centinaia di fatture per un ammontare complessivo di oltre 24 milioni di euro rendeva impossibile anche utilizzare le tranche relative ai fondi trasferiti (Decreto 35) dal Governo.

Una vera e propria emergenza che avrebbe determinato l’interruzione di tutti i servizi di lì a qualche mese. Come se non bastasse era in corso un’inchiesta giudiziaria sulle comunità di accoglienza per minori, partita a seguito della denuncia da parte dell’attuale Amministrazione, che si è poi costituita parte civile. Il 23 ottobre scorso sono state rinviate a giudizio 16 persone, fra dipendenti pubblici – dirigente e funzionari – e referenti di enti del Terzo settore. Le persone coinvolte sono un piccolo numero, eppure è stato travolto l’intero settore, si è gettato fango sui tanti operatori pubblici e privati che hanno lavorato e lavorano con competenza, passione e trasparenza.

Per molto tempo le persone fragili non interessavano a chi avrebbe potuto e dovuto fare le scelte giuste e determinare un cambiamento per il benessere dei cittadini. Occorreva un intervento sostanziale senza tuttavia avere le risorse necessarie per farlo; era necessario respingere e scardinare un sistema caratterizzato da corsie preferenziali, favori, diritti acquisiti, privilegi, sovrapposizioni di ruoli e funzioni; bisognava creare le condizioni per creare un sistema di diritti, dare continuità ai servizi, stabilità agli operatori, esercitare le funzioni fondamentali di regia, controllo, monitoraggio della qualità. E per farlo servivano obiettivi chiari ed una strategia per raggiungerli.

Qual è il progetto del suo assessorato di cui va più fiero, in cui ha investito più energie?

Posso dire con orgoglio che siamo riusciti a riorganizzare il Servizio Politiche per l’Infanzia e l’Adolescenza, che presentava maggiori criticità, mettendo a sistema servizi e pratiche per un welfare più attento alle esigenze e ai diritti dei bambini e delle loro famiglie, grazie al lavoro di squadra portato avanti con dirigenti, funzionari, impiegati, assistenti sociali. Grazie alla condivisione forte di obiettivi comuni, alla competenza, motivazione, onestà, coerenza, trasparenza, ascolto dei bisogni reali.

Cosa vuole dire ai cittadini napoletani?

Il nostro futuro dipende da noi soltanto. Dal nostro lavoro, dal nostro impegno e dalle nostre scelte. Dalla chiarezza dei nostri obiettivi. Dal coraggio che avremo di cambiare sistemi ed approcci del passato. Dalla maturità con cui saremo in grado di partecipare e contribuire, ognuno per la sua parte a questo cambiamento. Dipende da quanto riusciremo a guardare oltre gli interessi e le emergenze del momento. Quanto sapremo fronteggiarle e quanto contemporaneamente sapremo programmare, progettare, realizzare strategie.

Lo dobbiamo ai nostri bambini ed ai nostri ragazzi, ai quali non possiamo consegnare soltanto una società complessa, chiusa, ripiegata su se stessa, incapace di guardare al futuro. A poco più di due anni dal mio incarico, dico che un’altra politica è possibile. Non solo proteste, critiche ed opposizione, ma lavoro condiviso, impegno comune, silenzioso, costante, determinato, speranza e volontà di cambiamento ed il cambiamento prima di tutto parte da noi. Il futuro nostro e della nostra Città non è nelle mani di altri, è solo apparentemente uno spazio vuoto, il nostro futuro aspetta di essere riempito di contenuti, di progetti, di azioni concrete e scelte comuni.

Quando ho iniziato questa esperienza mi sono chiesta come rispondere al meglio alla responsabilità che mi era stata affidata. La risposta è stata una sola. Una specie di mantra che mi ha accompagnata fino ad oggi: fai quello che da cittadina e da operatrice avresti voluto e chiesto.

“Siate voi i politici che vorreste avere” Luiz Inácio Lula da Silva

Roberta Gaeta